Ibridi e la ricerca della via di mezzo tra conoscere e fare

Il famoso Clay Shirky, di cui vi suggerisco il testo “Uno per uno, tutti per tutti” (tradotto dal buon Federico) ci spiega il concetto di surplus cognitivo (titolo del suo nuovo libro) come potete vedere in questo suo ultimo speech al TED. Ennesima conferma sull’importanza degli incentivi intrinseci come dinamica motivazionale alla base dei comportamenti bottom-up in rete. Bene, ulteriore supporto a favore della mia prospettiva. Però l’impressione è che Shirky citi troppo spesso la generosità per sedurre e parli di masse in modo troppo ampio. Molti dei concetti e riflessioni che esprime sono condivisibili ma il suo stile sembra ogni tanto scivolare nell’ideologico.

Vi devo avvertire che potreste trovare la logia del post un pò meno lineare del solito ma ho preferito riportare parte del flusso di associazioni che, dal video di Shirky, mi hanno portato verso una riflessione più ampia sui professionisti ibridi, per esprimere non solo nei contenuti ma anche con la forma il divenire di una riflessione aperta in cui vorrei coinvolgervi.

Ho grande rispetto per Shirky, che ritengo fuor di dubbio bravo, devo però onestamente dire che sono in generale un pò stanco di questi punti di vista descrittivi, narrativi come anche, all’opposto, di quelli solo tecnici, verticali. Io come molti altri che si occupiamo in modo non convenzionale, di web, social networking, IxD, Ux, virtuale, interazione mediata, enterprise 2.0, ecc. siamo frequentemente impegnati nella sfida operativa di unire competenze verticali e orizzontali quando non facciamo solo ricerca eo la vogliamo applicare. Ma anche l’inverso, quando come consulenti eo imprenditori vogliamo utilizzare, per essere innovativi e competitivi, conoscenze di ricerca ed esperti d’alto livello. Per di più molte delle tematiche e sfide più importanti necessitano di soluzioni, competenze e team transdisciplinari quindi la complessità fa molto presto ad esplodere.

Per esempio, quando un network muta in luogo sociale dove gli utenti diventano “persone” che esprimono e co-costruiscono con gli altri la loro identità e presenza non bastano le sole competenze tecnologiche, di design, di architettura della informazione e nemmeno quelle di usabilità. Quali competenze, modelli, strumenti operativi usare e spesso “creare” per analizzare e progettare intorno ad utenti diventati ormai sistemi psicologici e sociali, in un artefatto non più solo cognitivo ma anche motivazionale, simbolico, sociale, ecc.? Questo è uno scenario complesso, ibrido non solo da capire, descrivere, rappresentare, ma anche in cui operare, applicare, scegliere, anticipare, investire.

Quindi va benissimo seguire quello che dice Shirky o le interessanti descrizioni di Danah Boyd ma se poi dalle riflessioni, dalle descrizioni, bisogna far nascere un progetto, delle prassi, degli strumenti operativi, una strategia ci vuole anche altro. Non sto criticando in generale necessità di avere punti di vista ampi, descrittivi, che aiutino a farsi un quadro di complessi scenari nuovi e in divenire ma fenomeni come il web e come certa ict (che stanno cambiando profondamente e a grande velocità la nostra quotidianità personale e professionale) necessitano di persone capaci di essere tanto teorici, quanto pratici, scienziati, quanto imprenditori, designer quanto ricercatori. Lo richiede proprio la complessità, la transdisciplinarietà e velocità del cambiamento.

Credo che il design come disciplina pratica che deve muoversi tra tanti saperi sia oggi potenzialmente molto fertile come prassi, punti di vista, talenti ma deve avere il coraggio e la capacità di saper integrare competenze più complesse, scientifiche e non accontentarsi di spiluccare qui e la o di nascondersi dietro i soliti guru. Sicuramente il design deve stare attento a non farsi intrappolare da discutibili determinismi di certe prospettive scientifico sperimentali che pensano di poter ingabbiare la realtà in un modello (vedi i limiti di certa psicologia sperimentale nella HCI). Ma il determinismo di certi contesti scientifici non può essere l’alibi per molti designer di non cercare un dialogo con saperi scientifici più dialogici e sensibili alla complessità dei fenomeni.

Sul versante ricerca invece c’è un parte di ricercatori, sempre nei campi web, ict, ecc. chiusi nel far paper per far paper. Ora, che sia chiaro, i paper sono strumenti fondamentali, imprescindibili della ricerca (in certi campi l’unico prodotto finale possibile) ma spesso da mezzi diventano fini e questo è un peccato oltre che a volte un vero ostacolo alla innovazione.

Non voglio proporre un integralismo dei professionisti ibridi, sono importanti i professionisti iperspecializzati, il punto è che sempre più spesso non basta più. Una volta era sufficiente una buona pianificazione, una struttura gerarchica, una serie di incentivi estrinseci, di vincoli e una catena di montaggio di tante specializzazioni. Oggi la società della conoscenza riattualizza la sfida della complessità e certe logiche a compartimenti stagni possono voler dire perdita di denaro e opportunità nel business, perdita di conoscenza e scoperte in certi settori della ricerca.

Per esempio, se pensiamo al nuovo settore consulenziale dell’enterprise 2.0, cambia il rapporto col cliente perché cambia quello che si sta offrendo. Non è “solo” tecnologia eo design ma è una lenta, progressiva, controllata sandbox per l’evoluzione della cultura organizzativa. Grande opportunità che però richiede che si sappia relazionarsi col cliente secondo alcune logiche del change management e della psicologia delle organizzazioni, non “solo” saper offrire software e design.

Capite che il salto di complessità che porta certa tecnologia nella cultura, nelle prassi, necessita di un salto di paradigma non di semplici aggiustamenti.

Chi mi segue da un po’ sa che questo creare ponti tra discipline e ambiti diversi, unito alla ricerca di equilibrio tra conoscere e fare le metto in pratica nella consulenza, nella modellizzazione con Davide e nella ricerca. Il senso di questo post è di apertura della questione, apertura al confronto in quanto il profondo cambiamento in atto tocca il modo di vivere e lavorare di tanti professionisti, team e contesti dove innovare è una necessità.

Sono benvenute riflessioni e segnalazioni di chi avverte (in azienda, consulenza, design, ricerca) la necessità di affrontare la sfida della società della conoscenza in equilibrio tra discipline diverse, tra il conoscere e il fare.

Massimo Menichinelli – Design for Complexity

Massimo è un ibrido, una bella persona di talento, un ottimo esempio di design thinking (e abbiamo un profondo bisogno di quel modo di pensare in tanti ambiti).

Ha appena pubblicato (era già online a Settembre 2008 in logica open sul blog) in versione cartacea (italiana, inglese e spagnola) la sintesi della sua interessate tesi che tratta:

“come si possa utilizzare il design per sviluppare processi progettuali con/per  un Sistema Comunità/Località (una comunità ed il proprio territorio) al fine di ottenere una attività collaborativa che generi iniziative di innovazione aperta e sociale (Open Innovation / Social Innovation). Il design quindi non come strumento estetico e formale ma come strumento organizzativo per la facilitazione (o metadesign) di sistemi, processi, progetti aperti“.

Le competenze e la ricerca che propone sono molto importani in una fase in cui l’evoluzione e diffusione dei social network sta creando nuove opportunità di gestire e produrre conoscenza (pensiamo solo all’Enterprise 2.0 o al co-design dei prodotti con i clienti, ecc.).

Massimo ha studiato il mondo dell’open source dove parte delle prassi collaborative 2.0 sono nate. A questo ha aggiunto la sinergia tra online e off line, tra network e territorio, tenendo conto delle logiche dei sistemi complessi che sottendono i processi emergenti bottom-up.

Forse ora è più chiaro perché lo ritengo un ottimo esempio di ibrido.

Il testo è ricco di links per approfondire e rappresenta una buona introduzione, poi se si vuole entrare più in profondità bisogna leggersi la tesi.

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Qui per scaricare il PDF di Design for Complexity

Oss. Enterprise 2.0 Politecnico Milano – Report 2009

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E’ con grande piacere che vi segnalo la disponibilità online del nuovo Report “L’Enterprise 2.0 al tempo della crisi: la concretezza di chi osa” che illustra i risultati dell’edizione 2008/2009 della Ricerca dell’Osservatorio Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di Milano, a cui ho contribuito all’analisi dei dati e con il box:

“Enterprise 2.0 e Design Motivazionale – Interazione sui Social Network e Cultura Organizzativa“.

La Ricerca, che ha coinvolto oltre 300 Executive di medie e grandi organizzazioni oltre ad un panel di più di 160 utenti professionali, approfondisce i trend emersi rispetto a quattro filoni di iniziative: Social Network & Community, Unified Communication & Collaboration, Enterprise Content Management e Adaptive Enterprise Architecture.

Qui potete scaricare il report a pagamento.

TU SEI RETE – Davide Casaleggio

Ho da poco finito di leggere l’interessante libro di Davide Casaleggio, “Tu sei rete“.

E’ una ottima introduzione e sintesi alla Social Network Analysis e alle sue possibili applicazioni nel Marketing e nelle Organizzazioni. Un testo divulgativo per spiegare un fenomeno che sta rivoluzionando la produzione e gestione di conoscenza.

Capire i processi base delle reti è importante per comprendere l’emergere della Società della Conoscenza e della relativa Economia.

Nel libro vengono trattati i concetti principali come i sei gradi di distanza, la differenza tra reti casuali e reti di potenza, l’importanza dei legami deboli, ecc., insieme ad alcuni casi famosi, in vari contesti, che spaziano dalla politica, al mondo aziendale (segno della pervasività e diffusione di certi meccanismi).

I Casaleggio da tempo stanno, non solo lavorando nella rete, ma cercando di diffondere un certa Cultura della Rete (vedi il fenomeno Beppe Grillo). C’è chi li giudica forse a loro modo rappresentanti di una ideologia della rete e chi avverte dei rischi di una eccessiva fiducia.

Questo testo di Davide Casaleggio può forse essere visto da alcuni come parte di un movimento più ampio: io per ora lo considero prima di tutto un buon libro introduttivo per  fare proprie certe conoscenze base fondamentali in un’epoca dove il fare rete è sempre più importante.

Design Motivazionale: Usabilità Sociale e Group Centered Design

 

Poco più di un anno fa io e Davide Casali proponevamo un primo documento Elementi Teorici per la Progettazione dei Social Network che rappresentava una introduzione ai Social Network, alle conoscenze base per comprenderli ma soprattutto l’inizio di una prospettiva attenta alle dinamiche emotive che li sottendono.

Oggi, dopo l’esperienza accumulata sul campo, i feedback ricevuti e le ulteriori ricerche fatte proponiamo qualcosa di molto più importante e significativo: una metodologia di analisi e progettazione delle dinamiche motivazionali che alimentano i Social Network.

La nostra metodologia si chiama: Design Motivazionale

Affrontiamo di petto la sfida di questo nuovo, crescente e rivoluzionario mondo e mercato entrando nel merito di quei meccanismi che motivano la partecipazione, la collaborazione, la produzione di contenuti tramite incentivi intrinseci e dinamiche bottom-up.

La nostra proposta metodologica si fonda su quattro concetti chiave:

1. Bisogni Funzionali: gli obiettivi di progettazione rivisti in chiave di necessità.
2. Usabilità Sociale: l’usabilità rivista in dinamica sociale (partendo dalla definizione di Nielsen).
3. Motivazioni Relazionali: il concetto di motivazione rivisto in chiave relazionale (one-to-one e sociale).
4. Flusso di Attività Circadiano: ovvero le attività abituali delle persone durante la giornata.

Fra queste, le componenti caratterizzanti sono, come intuibile, Usabilità Sociale e ancora più Motivazioni Relazionali. La prima definisce quattro proprietà RICE: Relazioni interpersonali, Identità, Comunicazione ed Emergenza dei gruppi, mentre la seconda quattro motivazioni CECA: Competizione, Eccellenza, Curiosità, Appartenenza.

Il Design Motivazionale si applica sia ai Sistemi a Social Newtwork presenti nel Web che alle Intranet e Community Aziendali che vogliono sfruttare le nuove prassi collaborative che si sono evolute nel Web 2.0 (l’ormai nota Enterprise 2.0).

Ma qui, come avrete modo di scoprire, non proponiamo nessun discutibile “copia e incolla” dal Web all’Azienda, il nostro modello mette al centro le persone, le loro motivazioni e non le piattaforme.

Ecco quindi il documento, disponibile sotto licenza Creative Commons by-sa 2.5 (ITA):

  • in formato PDF, versione 1.0 (700kb)
  • sul Wiki di Bzaar.net per l’editing collaborativo
  • qui su Scribd
  • sul post parallelo di Davide, dove vi fornisce il suo punto di vista

Ibridazioni legge Ibrid@menti

Da qualche settimana è uscito il libro del progetto Ibrid@menti dell’ Università Cà Foscari di Venezia, a cui ho contribuito anch’io scrivendo un paragrafo nel quale, come psicologo e blogger, rifletto su Ibrid@menti come osservatore esterno. Ringrazio Roberto Lo Jacono che mi ha coinvolto in questo progetto.

Scrittori, psicologi, antropologi, sociologi, formatori, semiologi e blogger sono i co-autori di un libro che si avventura nella complessità della blogosfera.

Il mio pensiero su questo interessante progetto di ricerca che “vive la rete” e non la osserva solo dall’esterno è proprio il contenuto del mio articolo nel testo, quindi non mi dilungherò. Diciamo che è stata una immediata simpatia tra ibridi.

Riporto direttamente dal blog ufficiale la spiegazione del progetto Ibridamenti:

Ibridamenti nasce il 3 ottobre 2007: è un Laboratorio Sperimentale Virtuale progettato dalla Scuola di Dottorato in Scienze del Linguaggio, della Cognizione e della Formazione dell’Università Cà Foscari di Venezia in collaborazione con la piattaforma Splinder.
OBIETTIVO PRINCIPALE: fare ricerca, sul virtuale, assieme ai blogger.

L’IDEA è semplice: andare oltre i confini. Oltre i confini dei blogger, oltre i confini dell’Accademia.

COSA FACCIAMO nel blog Ibridamenti? Proponiamo degli argomenti e lavoriamo assieme, in rete.

OBIETTIVO A BREVE TERMINE: scrivere un libro sul tema “L’ascesa dei blogger. Arti della connessione nel virtuale” . Ma si tratta solo della prima iniziativa attorno alla quale la nostra Community sta crescendo.

A fianco del blog Ibrid@menti è nata anche la collana editoriale che porta lo stesso nome e che intende pubblicare in futuro altri libri ideati qui. Libri sul virtuale (ma non solo), libri ideati nel virtuale. Ancora una volta per rompere i confini: i confini tra la ricerca universitaria e i blogger. I confini tra i blogger e la ricerca universitaria.
 
CHI SIAMO
Il progetto
Ibrid@menti è coordinato da Umberto Margiotta.
Umberto Margiotta è Professore Ordinario titolare della cattedra di Pedagogia Generale, Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Lettere e Filosofia.
 
La collana editoriale Ibridamenti è coordinata da Mario Galzigna, docente di Storia della Scienza ed Epistemologia clinica (storia e metodi della psichiatria) Università Cà Foscari di Venezia, Dipartimento di Studi Storici.

Responsabile e coordinatrice del blog Ibrid@menti è Maria Maddalena Mapelli : si occupa di Rinascimento, di virtuale e di formazione e sta lavorando ad una tesi di dottorato presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales  di Parigi sotto la direzione del prof. Yves Hersant in co-tutela con la Scuola di Dottorato in Scienze del Linguaggio della Formazione e della Cognizione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia sotto la direzione del prof. Umberto Margiotta.

Ibrid@menti è un’idea di Intelligenzaconnettiva (Maria Maddalena Mapelli) con la partecipazione di William Nessuno.

Questo l’indice del libro:

INDICE
Due parole prima di iniziare a leggere 
Perché questo libro ? di Maria Maddalena Mapelli e Roberto Lo Jacono.
Premesse
Ibridamenti: un’idea di Università nel XXI secolo di Umberto Margiotta.
Università e blogger. La comunicazione possibile di Paolo Barberis.
Ibridamenti: storia di un’idea semplice. di Maria Maddalena Mapelli e Roberto Lo Jacono.
Introduzione
Comunità virtuali e “pratiche di Sé” di Mario Galzigna (heteronymos)
1. Blogosfera: i saperi alla prova del virtuale
1.1 L’identità e il virtuale di Daniele La Barbera
1.2 I saperi esperti, il virtuale e l’apprendimento sociale di Luciano Benadusi
1.3 Avanti, c’è Post! Un invito semiotico all’analisi dei blog di Giacomo Festi
1.4 Aspetti antropologici di un esperimento di ricerca in rete di Gianluca Ligi
1.5 Pensare in rete: il metodo dello specchio di Maria Maddalena Mapelli (madmapelli)
1.6 L’occhio e la pagina. Ripensare l’immagine-link di Dario Maccari (oyrad)
2. L’ibridazione degli approcci metodologici
2.1 Costruire mondi ON/OFF. Ripartiamo da tre di Maria Maddalena Mapelli (madmapelli)
2.2 L’approccio logico-riflessivo applicato alle pratiche di blogging di Simona Marchi (MSsenzafiltro)
2.3 Blog e identità connessa di Stefano Ciulla.
2.4 Per un’etnografia dell’uso dei sensi nel blog di Barbara Caputo (Barbara34)
3. La sperimentazione di Ibridamenti: alla ricerca di un metodo
3.1 Entriamo nel Laboratorio…..
3.2 Trasposizione ON/OFF per immagini di Dario Carta (evenevil)
3.3 L’utente anonimo come riflesso della Comunità di Pasquale Esposito (eventounico)
3.4 L’avatar specchio di Germano Milite (eccelso86)
3.5 Il riflesso avatar di Daniele Muriano (maledettamente bene)
3.6 La sfida delle mappe: co-costruire la ricerca di Emma Ciceri (emmart.tk)
4. Ibridamenti: nuove pratiche di comunicazione
4.1 L’esperienza di scritture in rete di Paolo Melissi (Melpunk)
4.2 L’esperienza di Ibridaprosa di Annamaria Trevale (Anna 58)
4.3 L’esperienza di Storiedaibrido di Cristina Finazzi (modalogia)
4.4 L’immagine dei frattali: la rappresentazione dell’irregolare di Gianluca Broleri (Astrogigi)
4.5 L’ascesa dei blogger  di William Nessuno (Giuseppe Iannicelli)
5. Ibridamenti visto da fuori
5.1 Da scrittore vi dico che… di Tiziano Scarpa.
5.2 Ibridamenti: una struttura che connette di Pietro Barbetta
5.3 Ibridazioni legge Ibridamenti di Gianandrea Giacoma
Bibliografia e sitografia essenziale
Allegati

Qui un articolo sul libro su Nova24. Qui un post di Marco Mighetti.

Qui trovate le informazioni per comprare il libro.

Viaggio nella complessità

Nel 2005 lessi “Prede o Ragni” di Alberto F. De Toni e Luca Comello. E’ uno dei pochi testi italiani che tenta di inquadrare la sfida della complessità in modo articolato e di indicare le possibili applicazioni di queste conoscenze, prassi, modelli, strumenti, logiche, mentalità nel mondo delle organizzazioni.

Ultimamente ho finito di leggere “Viaggio nella Complessità” che propone, nella prima parte, la sintesi ispirata dei concetti principali individuati in Prede o Ragni, mentre nella seconda propone una stimolante comparazione tra l’atteggiamento manipolante, portato al controllo (tipico di una certa cultura occidentale) e l’atteggiamento (tipico di una certa tradizione orientale) fondato sulla ricerca dell’armonia e del fluire con tempismo.

Credo che chi non ha tempo di fare una ricerca approfondita ma coglie la necessità di assimilare strumenti e modelli adatti a questi tempi di crescente complessità, può trovare in questo testo un punto di partenza per un viaggio che, come persone e professionisti, siamo costretti ad intrapprendere tra globalizzazione, economia della conoscenza e continua innovazione.

Elementi teorici per la progettazione dei Social Network

Chi mi conosce sa che da anni ho il pallino dei social network e finalmente dopo mesi di stanche serate passate a discutere e scrivere con il brillante Davide Casali pubblichiamo un documento riguardo questo tema: “Elementi teorici per la progettazione dei Social Network“.

Come il titolo lascia intendere non vuol essere l’analisi di specifici network presenti in rete, ne un manuale di progettazione ma una raccolta delle conoscenze teoriche generali necessarie allo sviluppo e analisi dei social network.

Il documento è scaricabile sotto licenza CC by-at 3.0 da qui (versione 1.0, 356KB).

Abbiamo inoltre deciso di propendere per una strada orientata all’open source e alla collaborazione. Per questo motivo, da adesso in poi il documento è presente qui sul Wiki di Bzaar.

Se aprite, noterete la presenza di altre parti già abbozzate non presenti nel documento 1.0. Il motivo è che ci sarebbe ancora molto da dire, ma preferiamo discuterne in modo aperto. In questo modo se la nostra iniziativa avrà successo realizzeremo delle release successive del documento, in modo analogo alle versioni stabili dei vari progetti open source (i.e. 1.1, 1.2, …).

Quindi, il documento è disponibile:

Crediamo nell’importanza di migliorare e diffondere il networking come prezioso strumento di gestione, produzione di conoscenze, contatti e nuove opportunità. Per questo speriamo di alimentare una costruttiva riflessione con questo documento, il wiki e quello che potrà emergere.