Ieri sera ho partecipato ad un interessante doppio evento in RL (Spazio Pubblico Shake) e in SL (Decoder Island sviluppata da Idearium e Gomma) sull’opera dell’artista Prof. Bad Trip segnalatomi da Aaron.
Se pur non in questo caso specifico, essendo purtroppo mancato l’artista l’anno scorso (non è stato quindi lui l’autore della sim che ospita le sue opere), riflettevo in generale su come, in Second Life, il “luogo” in cui è esposta l’arte possa essere parte integrante dell’opera e dell’intento comunicativo degli artisti.
Sin dai tempi delle opere e provocazioni di Duchamp la natura sociale, economica e istituzionale dell’arte è considerata come limite e allo stesso tempo come “strumento” di creazione dell’opera d’arte stessa, rimettendo in discussione il “luogo”. Da un lato le gallerie e musei, intesi come luoghi che legittimano e distinguno cosa sia arte da cosa non lo sia, sono attaccati relativizzati, in onore della sublime e tragica possibilità dell’uomo di trascendere i propri modelli, anticipando la post modernità. Dall’altro, si associa ad un processo di “demolizione” (mi verrebbe da dire “fatta con il martello”, come il modo di fare filosofia di Nietzsche) un processo di “costruzione” che porta ad usare la società e la massa (come vedremo poi anche in molta dell’arte della seconda metà del ‘900) come pennello, come scalpello, come “strumento” per fare arte.
“Luogo” come veicolo, come mezzo per per trasfomare la società in strumento creativo e provocatorio.
Forse tutto questo ha una sua ulteriore evoluzione in Second Life. E’ importante ricordare, in questo periodo di enorme centralità mediatica di SL, che ovviamente il rapporto tra arte e virtualità non nasce di certo oggi con SL. Forse la differenza oggi, nella ricerca e sperimentazione tra arte e virtuale, è dovuta soprattutto alla raggiungibilità, diffusione, naturalizzazione di un mondo com SL che arriva nelle case di tutti e non necessita di particolari visori o apparecchiature complesse.
Trovo quindi molto stimolante l’opportunita che hanno gli artisti di essere artefici non solo ovviamente delle loro opere ma anche del “luogo” virtuale che le contiene. Certamente anche SL ha dei limiti di varia natura (tecnica, sociale, economica), sarà interessante vedere come saranno utilizzati e rielaborati dagli artisti, ma anche nuove e non ancora esplorate possibilità espressive e creative. In SL si possono non seguire alcune leggi fisiche e caratteristiche del mondo reale. La visibilità può essere notevole a fronte di costi contenuti e chissà quali usi, culture di interazione, interfacce vedremo nei prossi anni.
Insomma per ora il connubio arte e SL sembra promettente.
Qui trovate un articolo del Corriere della Sera sull’evento.