Mauro Ceruti e la nuova sfida della complessità

Mauro Ceruti è uno dei più importanti rappresentanti italiani della sfida della complessità. Ho trovato sul sito della Trento School of Management un interessante video dove introduce i più recenti intenti della sua ricerca. Attualmente Ceruti è Direttore di CE.R.CO – Centro ricerca antropologia ed epistemologia della complessità, dell’Università di Bergamo. La recente ricerca di Ceruti è un importante conferma della necessità di convergenze tra saperi tradizionalmente distanti. Vi suggerisco di seguire gli sviluppi del progetto CE.R.CO. il quale ha di recente una newsletter alla quale potete iscrivervi. Non ho difficoltà a definire “ibrida” la riflessione proposta nel video. Buona visione.

Ibride riflessioni sulla complessità

Nel 2005 è stato pubblicato dalla Codice Edizioni l’interessante libro di Mark C. Taylor : “Il momento della complessità”.

Non è il classico testo di introduzione alle teorie della complessità, “Il momento della complessità” è invece un buon esempio di riflessione ibrida, in quanto propone una analisi estremamente transdisciplinare del paradigma della complessità come momento storico, culturale e scientifico.
Non è un libro semplice e a volte troppo sbrigativo, ma bisogna dare merito all’autore di aver proposto una riflessione vasta e stimolante. Può essere una sfida, per il lettore non abituato a gestire tanti e diversi saperi, ma spero che molti apprezzino il costante oscillare tra l’umanistico e lo scientifico (saperi ancora troppo spesso distanti) che il libro propone.
Non meno importante, per chi vuole approfondire determinati argomenti, la presenza di una valida bibliografia.

Vi suggerisco questo libro che vi farà ragionare sull’importanza della sfida della complessità attraverso l’opera di architetti come Mies van der Rohe, Robert Venturi, Frank Gehry, di filosofi come Kant, Hegel, Michel Foucault, Jacques Derrida e Jean Baudrillard e degli artisti Renè Magritte e Chuck Close.
Tra gli autori della complessità che Taylor cita trovo interessante il lavoro di J.A.S. Kelso che non conoscevo.