Nicholas Spitzer

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Nicholas Spitzer, della UCSD, ha scoperto come la comunicazione chimica tra neuroni è più influenzabile e modificabile, rispetto a quanto ipotizzato sino ad oggi, da parte di schemi di attività elettrica che si sviluppano nel sistema nervoso. Sembra quindi che l’influenza del programma genetico sia meno rigida e si aprono forse nuovi orizzonti di ricerca per la cura di alcuni disturbi psichiatrici.Studiando le fasi di sviluppo delle connessioni fra neuroni periferici e muscoli, si è scoperto che la selezione di uno neurotrasmettitore rispetto ad un’altro è influenzata dallo schema di attività elettrica, e che, variando tale schema, cambia anche il neurotrasmettitore.Le cose da capire sono ancora molte e non mancano i dubbi sul possibile effetto di elettrostimolazioni mirate su cervelli umani adulti.Qui potete trovare parte dell’articolo originaleQui il laboratorio di SpitzerSopra un seminario dello stesso Spitzer dal titolo Building the Brain: From Simplicity to Complexity
FONTE: [Le Scienze]

2 pensieri su “Nicholas Spitzer”

  1. E’ una figura piuttosto interessante Spitzer, per quel poco che ho visto dal documentario. :)La teoria, comunque, non mi stupisce per nulla. Sono solo soddisfatto che riceva una sorta di istituzionalizzazione scientifica: davvero prima si credeva che i neuroni funzionassero SOLO nel loro spazio ristretto delle sinapsi?Ho idea che talvolta a furia di rendere scientificamente sperimentali alcuni ambiti di studio si “taglino fuori” troppe variabili che invece forniscano un cambiamento sensibile, spesso determinante, ai fini dell’oggetto di studio.

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  2. Spitzer non lo conoscevo. Sono altre le figure per me di riferimento nelle neuroscienze: Edelman, Freeman, Damasio, Solms. Molto probabilmente nel 2007 farò dei post su questi autori, anche perché influenzano la mia ricerca :)Per quanto riguarda la scoperta di Spitzer, non sono un neuroscienziato, ma credo che la novità non sia di certo l’importanza dell’attività elettrica nel Sistema Nervoso in generale (più che nota) ma che i suoi margini di influenza, sulla selezione di specifici neurotrasmettitori e della loro azione, possa travalicare organizzazioni considerate geneticamente determinate e difficilmente modificabi. Per questo l’euforia, forse eccessiva, su possibili applicazioni cliniche.

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